Aggressione perpetrata con arma da fuoco: quando il parabrezza dell’auto ti salva la vita

Aggressione con arma da fuoco

In ambito forense, spesso, il medico legale per rispondere ad un particolare quesito consulenziale, chiede al Giudice o al Magistrato di essere affiancato, nella redazione dell’elaborato, da figure professionali di diverse discipline a seconda del caso di specie.

Esempio di scuola è rinvenibile nei delitti in cui sia stata utilizzata un’arma da fuoco: il medico legale, per ricostruire gli accadimenti, si avvale delle competenze di balistica forense.

Nel caso in esame, un Magistrato di una importante Procura del Nord Italia, affidò agli specialisti del nostro Studio l’incarico di analizzare la documentazione sanitaria e visitare il paziente, il quale nel corso di un’aggressione perpetrata con un’arma da fuoco, aveva riportato ferite al volto ed al capo, specificando il mezzo di produzione delle ferite, la potenzialità lesiva del mezzo utilizzato e la presumibile traiettoria dei colpi esplosi; descrivendo la tipologia delle lesioni riportate, affermando se tali lesioni, per la regione attinta e per la capacità offensiva del mezzo (secondo un giudizio di idoneità ex ante), fossero idonee a cagionare la morte; precisando altresì se fossero prevedibili postumi permanenti penalmente rilevanti.

Il soggetto era stato “buttato fuori” da una autovettura, davanti all’ingresso principale di una struttura ospedaliera.

I sanitari che lo ebbero in cura accertarono la presenza di ferite da arma da fuoco al cuoio capelluto ed al volto: queste richiesero l’immediato ricorso a cure mediche.

Gli esami strumentali effettuati in regime di ricovero ospedaliero (TAC Encefalo), evidenziarono la presenza di plurimi corpi estranei metallici a sede extracranica nei tessuti muscolari e masseterini.

Non furono altresì evidenziate fratture del tavolato osseo della scatola cranica né tantomeno la presenza di corpi metallici nel parenchima encefalico.

Il degente fu quindi sottoposto ad intervento chirurgico per asportazione dei suddetti corpi estranei e in seguito dimesso.

Nonostante l’approccio chirurgico, non fu possibile rimuovere la totalità dei pallini ritenuti per lo più nei tessuti molli della regione temporo-parietale destra.

In sede di accertamento medico-legale fu evidenziato un quadro obiettivo coerente con quanto descritto dai clinici che lo ebbero in cura. Furono infatti rilevati gli esiti cicatriziali ormai ben consolidati al volto ed al capo, derivanti dalla asportazione chirurgica di alcuni pallini ritenuti nei tessuti molli ed inoltre numerose salienze cutanee di consistenza dura, dovuti alla presenza di corpi estranei (pallini) ancora ritenuti; fu rilevato, altresì, un marcato deficit funzionale dell’escursione della articolazione temporo-mandibolare con apertura limitata nella misurazione interincisale ad 1.5 cm (la misurazione fra le cuspidi degli incisivi superiori ed inferiori nel soggetto normale è pari a 3.5/4 cm) derivata dalla presenza di alcuni elementi estranei di materiale metallico (pallini) dislocati nella regione temporo-parietale di destra con conseguente contrattura antalgica della muscolatura masticatoria.

Dal punto di vista cronologico, il contesto menomante fu ritenuto a tutti gli effetti stabilizzato e non più suscettibile di miglioramento, configurando un indebolimento permanente della funzione masticatoria.

Dall’analisi balistica le suddette lesioni risultarono essere state provocate da un’arma da fuoco a proiettili multipli la cui peculiarità intrinseca fu esaustivamente descritta dalla relazione balistica.

Il tipo di arma utilizzato e la sede attinta al momento dello sparo, risultarono palesemente idonee a cagionare la morte della persona offesa.

L’indagine inoltre evidenziò che i pallini in lega di piombo/antimonio provenivano da un fucile da caccia calibro 12.

Furono anche eseguite indagini balistiche sulla autovettura sequestrata dalle Forze dell’Ordine, all’interno della quale era stato ferito il soggetto.

Il veicolo presentava sul parabrezza anteriore un foro prodotto dall’impatto dei proiettili multipli da arma da fuoco.

L’ispezione dell’abitacolo evidenziò la presenza di punti d’impatto dei pallini anche sul montante della portiera anteriore sinistra. Furono rilevate, inoltre, tracce ematiche sulla battuta della portiera anteriore sinistra a testimoniare che la vittima si trovava seduta al posto guida quando venne colpito dalla rosata dei pallini; con elevata probabilità al momento della fuga della vittima dall’abitacolo il sangue fuoriuscito dalle ferite imbrattò la suddetta battuta della portiera.

I rilievi consentirono di poter affermare con certezza che lo sparo era stato diretto dall’esterno dell’auto verso l’interno, con lo sparatore collocato sul lato destro della vettura in prossimità del cerchio ruota anteriore destro, alla distanza dal parabrezza di circa 1.5-2 metri. La traiettoria di sparo rilevata era da destra a sinistra in direzione del guidatore, con lieve inclinazione dall’alto verso il basso.

Relativamente al costruttore ed al modello dell’arma nulla si poté dire a causa del mancato rinvenimento del bossolo esploso. Utile fu il ritrovamento della borra, la cui classificazione ha consentito di accertare – unitamente alle caratteristiche del foro rilevato sul parabrezza – che l’arma utilizzata era un fucile del tipo da caccia a canna liscia di calibro 12 con cartuccia caricata a pallini, i quali se nella loro traiettoria non avessero incontrato il parabrezza della vettura, l’azione criminale sarebbe sicuramente risultata mortale.