In molti avranno sentito parlare di questa nota causa giudiziaria intentata da Stella Liebeck, una donna 79enne di Albuquerque, contro la famosa catena di fast food americana, ma non tutti conoscono i dettagli precisi che hanno portato Mc Donald’s a subire una condanna di risarcimento danni pari a 640.000 dollari (le parti si sono in seguito accordate per una cifra rimasta confidenziale).
La Liebeck, al momento dell’incidente, stazionava come passeggero sul sedile anteriore di un’automobile guidata dal nipote (il mezzo non era in movimento, come erroneamente segnalato da alcune cronache), avendo acquistato il caffè da una sede “drive-through” di Mc Donald’s: dopo essersi accidentalmente rovesciata in grembo l’intero contenuto del bicchiere in plastica che reggeva tra le gambe, è stata trasportata in una struttura ospedaliera dove le sono state diagnosticate ustioni di terzo grado sul 6% della pelle, percentuale che sale al 16% considerando anche le lesioni di grado minore.
Percentuali così alte sono dovute a un particolare indumento indossato dalla signora, ovvero pantaloni da jogging modello “sweatpants”, che ha assorbito il caffè e l’ha diffuso su bacino, cosce e natiche dell’incidentata, la quale, a seguito della disavventura, ha trascorso otto giorni in ospedale (necessitando di ulteriore assistenza casalinga per tre settimane a seguito della dimissione), ha subito un danno fisiognomico permanente e ha avuto una malattia della durata di due anni.
Gli avvocati della Liebeck hanno però determinato che le motivazioni principali dell’incidente non erano da riscontrarsi nell’abbigliamento della loro assistita, ma nella temperatura della bevanda servita fra gli 82 e gli 88 °C (standard richiesti all’epoca da Mc Donald’s per il caffè d’asporto). A tali temperature un liquido può causare ustioni di grave entità in un tempo compreso fra i due e i sette secondi, anche solo abbassando la temperatura a 71°C questo lasso di tempo può allungarsi fino a 20 secondi, consentendo una più agevole rimozione della bevanda ustionante.
È quindi rilevabile da questa perizia, sebbene la giuria abbia riconosciuto che la Liebeck fosse in parte (nella percentuale del 20%) responsabile dell’incidente per negligenza, la ragione di un risarcimento dall’ammontare così cospicuo, che ha poi avuto conseguenze trasversali note ai più come la comparsa della dicitura “attenzione, caldo!” sui bicchieri di plastica dei fast food o come la proliferazione degli appositi coperchi con valvola per bevande “on-the-go”.