Responsabilità dei sanitari per lesione ureterale prodotta in chirurgia laparoscopica

Responsabilità dei sanitari per lesione ureterale prodotta in chirurgia laparoscopica

Nel corso della nostra attività di consulenza, spesso ci viene chiesto di esprimerci in merito a presunti casi di responsabilità professionale medica, definendosi come tale il verificarsi di un evento lesivo dell’integrità psico-fisica di una persona, sovente in conseguenza di interventi chirurgici.

Prendiamo ad esempio un caso in ambito ginecologico esaminato di recente dal nostro Studio, riguardante una donna di circa 45 anni, già trattata chirurgicamente in passato per endometriosi ovarica, e sottoposta ad isterectomia totale mediante intervento con tecnica laparoscopica, con asportazione dell’utero e degli annessi, in conseguenza di una “sindrome aderenziale utero-omento annessiale”.

L’esame ecografico effettuato prima dell’intervento laparoscopico rilevò, altresì, la presenza di un mioma della parete posteriore del corpo uterino.

I leiomiomi o “fibromi” uterini rappresentano il tumore più frequente del tratto genitale femminile, con un’incidenza che varia dal 20% al 50%, con un aumento progressivo negli ultimi anni fertili della donna. L’80% dei miomi risulta essere asintomatico; quando presente, invece, la sintomatologia principale in situazioni simili è l’ipermenorrea, come nel caso di specie.

L’isterectomia (asportazione totale o parziale dell’utero) per via laparoscopica risulta, secondo le statistiche, uno degli interventi chirurgici più frequenti.

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che, a differenza della chirurgia tradizionale, non comporta l’apertura dell’addome, ma consente di operare attraverso piccole incisioni, delle dimensioni di meno di 1 cm ciascuna.

Attraverso la prima incisione, in prossimità dell’ombelico, si introduce uno strumento, detto trocar, attraverso il quale viene fatto passare il laparoscopio, collegato ad un sistema video in grado di esaminare l’interno della cavità addominale.

Vengono quindi effettuate due ulteriori incisioni addominali, attraverso le quali, sempre grazie al suddetto trocar, vengono fatti passare gli strumenti chirurgici (pinze, forbici ecc.). A volte, attraverso la vagina viene inserito un manipolatore, strumento utile a muovere l’utero secondo le necessità chirurgiche.

Di norma, la paziente viene dimessa un paio di giorni dopo l’intervento, senza particolari complicanze.

Nel caso in esame, pochi giorni dopo la dimissione, la paziente accusò forti dolori, riscontrando, inoltre, perdita di urina dalla vagina. La donna fu, quindi, ricoverata presso un’altra struttura ospedaliera nella quale fu operata per fistola uretero-vaginale.

Nella descrizione dell’intervento si rilevò la “completa avulsione dell’uretere”, danno da riferirsi al precedente intervento chirurgico di isterectomia eseguito con tecnica laparoscopica. Alla dimissione fu pertanto posta diagnosi di ”lesione ureterale iatrogena”.

Tale evento determinò anche l’insorgenza di flogosi sub-acuta dell’uretere, successivamente cronicizzata, così come confermato da successive indagini diagnostiche.

Il danno biologico permanente prodotto alla donna, ascrivibile ragionevolmente alla mancata visualizzazione delle strutture anatomiche (uretere) nel corso dell’intervento di isterectomia laparoscopica, è stato quantificato, nella nostra consulenza medico-legale, nella misura del 9-10% della totale validità biologica, con considerevole periodo di invalidità temporanea.

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